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Quando parliamo dei sette mari nella nostra mente compaiono immagini leggendarie: creature mostruose dai grossi tentacoli, capaci di avvolgere le navi e trascinarle nell’oscurità degli abissi, mostri marini simili a draghi, navi fantasma che terrorizzano chiunque vi navighi accanto. Tra le iconografie del Kraken, del Leviatano, delle sirene incantatrici e di altre mostruosità, probabilmente vi ricorderete soprattutto del pirata demoniaco Davy Jones, capitano dell’Olandese Volante nelle avventure della saga cinematografica “Pirati dei Caraibi”. Questi miti nati dalla superstizione dei marinai spaventati dal grande blu, contribuiscono a creare un immaginario che affascina ancora molti secoli dopo. Ma quali sono esattamente i sette mari, teatro di queste leggende?

Quali sono?

I sette mari raggruppano tutte le distese d’acqua conosciute in età antica. Per convenzione, è stata adottata la classificazione formulata dallo storico greco Erodoto costituita da:

  1. Mar Egeo, si estende dalla parte meridionale della penisola balcanica sino al versante occidentale dell’Anatolia.
  2. Mar Nero, tra l’Europa sud-orientale e l’Asia minore.
  3. Mar di Marmara, situato tra il Mar Egeo e il Mar Nero.
  4. Mar Ionio, bacino inferiore del Mar Mediterraneo.
  5. Mar Rosso, nel Vicino Oriente.
  6. Mar Tirreno, sezione occidentale del Mar Mediterraneo.
  7. Mar Adriatico, sezione orientale del Mar Mediterraneo.

Risulta evidente la centralità del Mediterraneo nella visione antica del mondo. Denominato “la culla della civiltà”, era un punto di riferimento per le rotte commerciali e lo sviluppo dei popoli dell’antichità.

In età medievale, l’elenco viene ripreso e modificato in linea con i viaggi marinareschi. Per questo, ritroveremo i 7 mari seguenti: Mar Mediterraneo, Mar Adriatico, Mar Nero, Mar Rosso, Mar Arabico, Golfo Persico, Mar Caspio.

Un po’ di storia

Facciamo un rapido viaggio tra le epoche storiche per capire meglio l’origine dei sette mari.

La cultura antica carica il numero “7” di una grande importanza simbolica: basti pensare ai sette re di Roma, i sette colli, i sette colori dell’arcobaleno, i sette giorni della Creazione, le sette meraviglie del mondo. Lo stesso termine “seven seas”, si è evoluto dalla lingua inglese per delineare la figura di un marinaio che abbia compiuto lunghi viaggi intorno al mondo, solcando tutti gli oceani.

Il termine “sette mari” compare per la prima volta in un’aura di sacralità nell’inno della sacerdotessa sumera Enheduanna a Inanna, dea dell’amore e della fertilità. Siamo nel XXIII secolo a.C.

Successivamente, ogni civiltà ha adottato lo stesso concetto riadattandolo alla propria cultura e religione. Il popolo Persiano ha applicato il termine ai diversi corsi d’acqua che alimentavano il fiume Oxus, l’odierno Amu Darya, uno dei fiumi più importanti dell’Asia centrale. Sorge sulle montagne di Pamir e scorre attraverso l’Hindu Kush a nord-ovest e attraverso il Turkmenistan e l’Uzbekistan fino al Mar d’Aral.

I Fenici, allo stesso modo, definivano “sette mari” le loro rotte marittime di commercio sparse in diversi punti del Mar Mediterraneo. La loro classificazione comprendeva infatti Alboran, Balearic, Ligurian, Tyrrhenian, Ionian, Adriatic ed Aegean.

Ritroviamo la stessa centralità delle vie di scambio negli antichi Arabi, che utilizzavano l’espressione per riferirsi alle tappe che percorrevano nei viaggi in Oriente: Golfo Persico, il Golfo di Khambhat, il Golfo del Bengala, lo Stretto di Malacca, lo Stretto di Singapore, il Golfo della Thailandia e il Mar Cinese Meridionale.

Gli antichi Romani, a partire dai resoconti di Plinio il Vecchio, comandante di flotta, parlavano dei Sette mari in riferimento alle lagune di acqua salata che si stagliavano vicino a Venezia, staccate dal mare da banchi di sabbia. Diedero origine, insieme alla civiltà greca, alla classificazione adottata in età medievale che ha posto successivamente le basi per la suddivisione odierna.

Con l’avvento dei viaggi coloniali, gli Europei modificarono ancora una volta il termine in questione per definire le vie d’acqua che conducevano ai territori inesplorati del Nord America. Tra questi: l’Oceano Artico, l’Oceano Atlantico, l’Oceano Indiano, l’Oceano Pacifico, il Mar Mediterraneo, il Mar dei Caraibi e il Golfo del Messico.

In età moderna le regole sono cambiate e ora gli storici e i geografi hanno elaborato una classificazione più aggiornata coi tempi.

I 7 mari moderni

Oggi la classificazione dei sette mari coincide effettivamente con le distese oceaniche:

  1. Oceano Atlantico Settentrionale: si estende tra l’America del Nord e il Sud America e tra l’Europa e la costa nord-occidentale dell’Africa.
  2. Oceano Atlantico Meridionale: a Sud dell’Equatore.
  3. Oceano Pacifico Settentrionale: dall’Equatore all’Oceano Artico.
  4. Oceano Pacifico Meridionale: a Sud dell’Equatore sino all’Antartico.
  5. Oceano Artico: il più piccolo dei sette mari e circonda il Polo Nord.
  6. Oceano Meridionale: noto come Oceano Antartico, è l’oceano più recente e ingloba le sezioni meridionali degli Oceani Pacifico, Atlantico e Indiano.
  7. Oceano Indiano: si estende dall’Africa all’Australia.

Turismo nei sette mari

Le leggende che hanno popolato i 7 mari nelle diverse epoche non hanno solo influenzato la cultura letteraria e cinematografica, ma anche il settore turistico. Il turismo costiero ha drizzato le orecchie verso la fascinazione che questi miti continuano a suscitare in gran parte dei viaggiatori moderni, spingendo i gestori a “cavalcarne l’onda”. Questa tendenza si è tradotta nell’elaborazione di veri e propri itinerari dedicati alle rotte percorse dai marinai dei Sette mari.

Se sogni anche tu di veleggiare come Capitan Jack Sparrow, non ti resta che cercare l’itinerario più adatto a te e “navigare per i sette mari”.

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